Cucina vegetariana
Introduzione
I
vegetariani nel mondo
Le
motivazioni etiche del vegetarismo
Chi
troppo chi niente
Le motivazioni ecologiste del vegetarismo «
Le
motivazioni economiche del vegetarismo
E oggi,
cosa mangio?
Ricette
vegetariane/vegane
Le motivazioni ecologiste del vegetarismo
Per coltivare quel 40% di cereali e 70% di
semi proteici della produzione agricola mondiale destinati al nutrimento
degli animali "da carne", vengono utilizzati ingenti quantità di concimi
e pesticidi pericolosi che danneggiano irrimediabilmente i terreni,
contaminando in profondità falde acquifere e corsi d'acqua, oltre ad
inquinare l'aria a causa degli scarichi delle industrie chimiche dell'indotto.
Queste sostanze, spesso liposolubili e quindi ben presenti nei grassi
degli animali macellati, si concentrano lungo la catena alimentare per
giungere infine ad intossicare l'uomo. Nei mega-allevamenti gli animali
vivono tra le loro deiezioni, che riversate in fiumi e mari ne causano
la lenta morte per eutrofizzazione ed asfissia. Ancora più grave è poi
la situazione nel Terzo Mondo, come in Amazzonia, dove negli ultimi
anni il disboscamento operato per far posto agli allevamenti di animali
destinati a fornire carne ai fast-food di tipo americano ha distrutto
circa 10.000.000 di ettari di foresta pluviale (circa 5 mq per hamburger).
Il disboscamento causato dall'estensione delle colture e dei pascoli,
così come lo sfruttamento forestale ad oltranza, causa in numerose regioni
una penuria di legno talmente ampia che i contadini sono forzati ad
utilizzare lo sterco di bovino per cuocere i loro alimenti, privandosi
in tal maniera di importanti fertilizzanti per i campi e causando l'impoverimento
degli stessi fino all'improduttività. Ma la perdita del manto vegetale,
accanto al costante accorciamento dei maggesi che non lascia al suolo
il tempo di rigenerarsi, accentua anche i fenomeni di erosione e ruscellamento.
Ne seguono frane ed inondazioni, ed anche una diminuzione dell'infiltrazione
e del riapprovigionamento delle falde acquifere e delle sorgenti, che
provoca aridificazione e desertificazione delle zone poco irrigate ed
una disarticolazione dei regimi idrogeologici nelle regioni più umide,
con gravi ripercussioni sulle precipitazioni e comparsa di siccità ricorrenti.
Solo il ricorso diffuso a metodologie biologiche di coltivazione a basso
impatto ambientale può arginare tali fenomeni ma, date le rese inferiori
ed i costi più alti, si impone una drastica riduzione del bisogno di
cereali e quindi del consumo di carne.
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