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Chi troppo chi niente

Oggigiorno due problemi assillano l'umanità: quello della fame e quello dell'obesità. Contrapposta in questo dilemma, potremmo quasi affermare che l'umanità si divide in due parti: chi soffre la fame a causa di una alimentazione insufficiente a garantire il fabbisogno quotidiano qualitativamente e quantitativamente (in special modo nei paesi del Terzo Mondo), e chi soffre per troppo cibo, di obesità, ovvero di sovrappeso corporeo, un problema che tormenta molte persone. Questo è causato dall'accumulo di grasso corporeo, dovuto a un eccesso di entrate in alimenti, rispetto al dispendio energetico causato dalle attività quotidiane, sommato al metabolismo basale. L'alimentazione diviene eccessiva anche perché vi è uno scarso esercizio fisico.

L'alimentazione è viziata anche se si introducono alimenti "morti", ovvero cotti, denaturati, sottoposti a conservazione con tecniche inopportune, consumati a distanza eccessiva dalla raccolta e quindi impoveriti di energia quantificata in Angstron(sappiamo che un frutto consumato a distanza di 10 giorni dal momento in cui è stato raccolto viene a possedere solo il 10% dell'energia originaria),trattati con concimi chimici e antiparassitari, eccessivamente manipolati prima del consumo (spezzettati, lavati eccessivamente, preparati molto tempo prima del consumo, ecc.), oppure acidificanti quali quelli di provenienza animale. In alcune popolazioni si riscontra inoltre una magrezza che gli occidentali reputano eccessiva e patologica. La classe medica stabilisce delle tabelle sul rapporto peso-altezza, e ritiene dato positivo l'accrescimento verificatosi nel ventesimo secolo dell'aumento della statura, incremento che viene imputato all'aumento del consumo di carne, ma che l'Organizzazione Mondiale della Sanità stessa ha in parte rivisto. Si è così riveduta da parte di alcuni studiosi la considerazione sulla validità delle tabelle rapporto peso-altezza in vigore.

All'accusa che viene rivolta ad alcuni individui di essere troppo magri, si può rispondere che sovente, proprio il fatto di essere magri consente di essere in salute e di garantire lo svolgimento di numerose attività nel corso della giornata. Se la magrezza divenisse eccessiva tale da mettere in pericolo la vita stessa dell'individuo, il corpo stesso si preoccuperebbe di far sorgere la fame, quella autentica. L'uomo possiede l'istinto degli animali, quello che gli necessita lo cerca. Prima di cadere in uno stato di prostrazione lo spirito di conservazione lo spinge a ricercare cosa a lui occorre per assicurargli l'integrità della sua salute. Nel marzo 1995 Il giornale d'Italia riportò la notizia della scomparsa del signor Gong Laifa, che era alto 1 metro e 40 centimetri e pesava 30 kg, deceduto all'età di 147 anni. L'alimentazione seguita da quest'uomo (forse il più vecchio del mondo) era vegetaliana, non consumava alcool, viveva in un ambiente di campagna e praticava molto moto. Ma possiamo ricordare anche i piccoli e magri vietcong, che fronteggiarono vittoriosamente gli obesi americani e i francesi; il filosofo inglese vegetariano B. Russell, che, malgrado i suoi 43 Kg di peso, partecipò a una lunga marcia di protesta contro la guerra del Vietnam a passo sostenuto; il popolo degli Hunza, gente costituzionalmente molto magra, che ignora la malattia e vive per la maggior parte del tempo all'aperto e durante il periodo primaverile si sottopone a un semidigiuno a causa della penuria di cibo e nonostante ciò, conserva una vitalità e un'efficienza notevole; i corridori di colore, in special modo etiopi e keniani, i quali devono i loro successi anche alla loro struttura esile, frutto in gran parte della notevole attività fisica praticata sin dalla giovane età, visto che vanno a scuola di corsa fin da piccoli. Si può menzionare la maratoneta Alba Milana, che vinse la terza edizione del campionato italiano di maratona a Verona pesando attorno ai 40 Kg. Ma sappiamo che nella corsa il dispendio energetico è dato dal prodotto tra distanza percorsa e peso dell'atleta per 0,90 circa, per cui chi è magro avrà un dispendio energetico minore. Per questo motivo, in special modo i corridori di lunghe distanze (e tra queste la maratona), saranno agevolati dal non doversi portar dietro chili in sovrappiù.

C'è chi sostiene che un po' di tessuti di riserva siano necessari. Ma a ciò si può obbiettare che l'uomo non deve attraversare deserti e rimanere senza cibo per un tempo lungo ed essere perciò costretto ad attingere alle proprie riserve come avviene ai cammelli, dromedari e agli animali che vanno in letargo. L'uomo invece, per lo più si alimenta con cibi durante tutto l'arco dell'anno e non deve sopportare per necessità digiuni forzati. Gli stessi anoressici, cioè i malati di anoressia mentale, si alimentano ma poi, non essendo loro gradita la propria figura corporea, espellono il cibo attraverso vomito o diarree. Come accadde a Santa Caterina da Siena, Santa patrona d'Italia, nota anche per essere morta di anorressia mentale. In realtà la sua morte prematura fu causata dalle eccessive penitenze cui si sottoponeva, quali restrizione di sonno, il portare cilici, ecc. Anche lei si alimentava, ma poi espelleva il cibo con il vomito prima della comunione per il timore che il suo stomaco non avesse sufficiente spazio per ricevere l'ostia. Quando da giovane intenzionata a ritirarsi da sola, partì da casa con un solo panetto, fece ritorno il giorno successivo perché affamata. Le tabelle esistenti sul rapporto peso-altezza dovrebbero essere riviste, anzi potremmo affermare che esse lasciano il tempo che trovano per la loro validità: sono formule. Ogni individuo invece, possiede delle caratteristiche proprie e la sua conformazione è dovuta anche allo stile di vita che conduce. La vita dell'uomo è legata sostanzialmente all'atto respiratorio per cui una cura attenta, intelligente della respirazione, garantisce una maggiore resistenza alle disparate malattie che lo tormentano. L'uomo con il processo di civilizzazione si è venuto ad allontanare dalla natura. La salute viene spesso ricercata attraverso sistemi costosi, complicati, elaborati, inidonei, mentre in realtà la semplicità delle cure è sempre la cosa più idonea, più opportuna e la guarigione sovente si ottiene con le attività più spontanee.

La qualità dell'alimentazione non è legata al numero di calorie che si introducono, ma piuttosto alla qualità biologica dei suoi componenti: è sufficiente una quantità minima di una vitamina affinché essa esplichi la sua azione enzimatica in tutti i suoi processi vitali. Nutrendosi con alimenti "vivi" e ciò si verifica soprattutto se essi sono biologici, cioè privi di trattamenti chimici, le cui piante di provenienza sono state sottoposte alla rotazione colturale, non si farà ricorso a cibi "morti" come lo zucchero privo di principi nutritivi, pur essendo ricco di energia. Si consiglia quindi un'alimentazione che apporti cibi vegetali in larga misura, quali frutta, verdura, legumi, cereali integrali e solo in misura ridotta o addirittura nulla, cibi di natura animale quali il latte, derivati e uova; questo, anche a vantaggio di un discorso etico, in quanto non si viene a sfruttare la vita animale. L'alimentazione con il cibo è sì importante, ma poi sullo stato di salute della persona incidono atri fattori; la stessa malattia è spesso un rifugio, anche se inconscio. Ricordo la testimonianza di un medico che in una conferenza a cui partecipai, affermò che una paziente da lei curata, pur alimentandosi a suo parere in modo pressoché quasi perfetto, lamentava numerosi problemi.

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